The Quartet la band elettrica che seduce la piazza del jazz

Metti un 9 agosto a sera nella piazza della musica quella tosta del JazzUp Festival con il  The Quartet  la band elettrica frutto di  un progetto tutto romano, che traduce  il linguaggio jazzistico in modo ricco di declinazioni funk ed ethno-funk dalle caratteristiche davvero originali, non  sempre ritrovabili  sul circuito musicale italiano.

La band e tornata  al JazzUp Festival per promuovere l’ultimo album di recente pubblicazione  dal titolo Funkadelic, si tratta di  un racconto emotivo descritto dalle quattro diverse dimensioni musicali che l’hanno forgiato: sono quattro diversi modi di intendere la musica, quattro identità che ad una ad una, rispettivamente, vanno ad intrecciarsi con la storia stessa del jazz e del funk, rendendo così omaggio ai grandi protagonisti di questi
diversi generi musicali. L’ascolto dell’album mette in luce un costante lavoro di ricerca e di sperimentazione musicale che fa riscontrare quella maturità artistica percepita nel concerto da chi ha avuto modo di seguire la band  in altri concerti.

“Destinazione Viterbo”, il leit motiv coniato dall’assessore alla cultura De Carolis  conduce dritto verso un programma di Estate Viterbese 2019 che lascia spazio alla buona musica.

Funkadelic Review by Vinile

Il titolo è un diretto omaggio all’omonima incandescente band dell’universo P-Funk. Ma nel disco del quartetto romano, in realtà, più che i selvaggi e variopinti groove di George Clinton e compagni, vive un brillante e orecchiabile jazz-funk che ha le sue luci ispiratrici nei Weather Report e soprattutto negli Headhunters di Herbie Hancock. Il ritmo nell’album procede sempre secco, preciso, pulsante, e su questo si alzano la chitarra elettrica, le tastiere, gli slap del basso, il vocoder.

 In About Me Now, una scansione regolarissima regge una libera danza delle dita sul pianoforte; in Turkish Funk, costruito su una scala armonica turca, e nel finale di There Is All si affacciano echi world music; la title-track va leggera con una “melodia dissonante armonizzata a quarte” e gli undici minuti di Reflection si muovono tra atmosfere eteree, voci, il gorgoglio dell’acqua, lievi nervosismi ritmici. Cinque sono i brani originali, ma in scaletta ci sono anche le cover di Flashback di Jamaladeen Tacuma e di Corner Pocket di Joe Zawinul riunite in medley e quella di Plan B di Dennis Chambers. E il Quartet le reinventa davvero secondo la propria personalità.

Marco Giugni